Perchè una giornata mondiale “dei” poveri?
“I poveri li avrete sempre con voi” (Mc 14,7). Questo è il titolo della V Giornata Mondiale dei poveri che si celebrerà domenica 14 novembre.
Prima di addentrarci nel contenuto del messaggio di Papa Francesco, tra l’altro molto denso di spunti di riflessione, è interessante notare come di proposito sia stata indetta una giornata mondiale “dei” poveri e non semplicemente “per” i poveri. La comprensione di questa sfumatura è di fondamentale importanza. L’accento infatti non vuole essere posto su cosa noi possiamo fare per i poveri, ma essenzialmente su chi sono i poveri e su quale tipo di relazione siamo chiamati ad instaurare con loro.
I poveri sono innanzitutto persone da accogliere, da incontrare, da conoscere e di cui riconoscere la dignità. Non sono semplici destinatari di elemosina, di beneficenza, di gesti estemporanei di generosità, di volontariato, seppur lodevoli. Siamo chiamati innanzitutto a costruire con loro relazioni di reciprocità e una condivisione di vita che porta a cambiare la nostra mentalità e i nostri stili quotidiani. Il primo cambiamento consiste proprio nello spostare l’attenzione dal nostro “fare” e “dare”, per mettere al centro i poveri, che prima di vivere nella povertà, sono essenzialmente persone con una dignità che niente e nessuno può togliere loro.
È quanto sottolinea Papa Francesco al paragrafo 3 del messaggio di quest’anno, chi desidera può leggere il testo integrale. “I poveri non sono persone “esterne” alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga loro restituita la dignità perduta e assicurata l’inclusione sociale necessaria. D’altronde, si sa che un gesto di beneficenza presuppone un benefattore e un beneficiato, mentre la condivisione genera fratellanza. L’elemosina è occasionale; la condivisione è duratura. La prima rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve; la seconda rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia.”
Da qui l’intuizione di dedicare loro una giornata, per mettere in evidenza il valore della loro esistenza, della loro dignità, premessa questa indispensabile per intraprendere cammini efficaci di trasformazione del mondo e di superamento della cultura dell’indifferenza e dello scarto.
Dietro i numeri della povertà della nostra città, del nostro Paese, del mondo intero ci sono degli esseri umani, con un nome, una storia, fatiche, gioie, dolori, lotte, speranze. Quante volte ci fermiamo a riconoscere la loro realtà più profonda, quanto vogliamo incontrarli, dare tempo…? Come missionari tante volte siamo stati raggiunti da un grazie semplicemente per esserci fermati ad ascoltare, per essere entrati nelle loro case spoglie di suppellettili, ma sicuramente piene di umanità, per aver accettato di bere un cafezinho (caffè insieme)? “Grazie perché mi avete fatto sentire che anch’io valgo, …che anch’io sono persona!”. E il grazie più bello che possiamo ricevere.
Mettere al centro la logica della reciprocità
Il paragrafo 6 del messaggio, ci pare offra uno spunto di riflessione molto importante. Papa Francesco parte da una domanda: “come è possibile dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio?” Prosegue individuando nello stile di vita individualistico uno dei “complici” che continuano a generare povertà e indica come cammino decisivo di cambiamento quello della complementarietà e della partecipazione. Riprendiamo testualmente un passaggio che ci pare cruciale.
“Ci sono molte povertà dei “ricchi” che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei “poveri”, se solo si incontrassero e conoscessero! Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. I poveri non possono essere solo coloro che ricevono; devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno molto bene come corrispondere. Quanti esempi di condivisione sono sotto i nostri occhi! I poveri ci insegnano spesso la solidarietà e la condivisione. È vero, sono persone a cui manca qualcosa, spesso manca loro molto e perfino il necessario, ma non mancano di tutto, perché conservano la dignità di figli di Dio che niente e nessuno può loro togliere”.
È proprio vero può mancare loro perfino il necessario, ma non tutto, non la capacità di amare ad esempio. Un giorno durante una visita alle famiglie di un quartiere della periferia di San Paolo in Brasile, dove le fognature che scorrevano a cielo aperto tra stradine strette e gremite di piccole case una attaccata all’altra, improvvisamente ci ha sorpreso una pioggia torrenziale. Chi ci accompagnava ad un certo punto ci ha offerto un ombrello per ripararci. Una signora che ci aveva visti camminare sotto la pioggia, lo aveva donato per noi, senza che noi sapessimo. Quanto gratuità e dignità in quel dono rimasto anonimo!
Chi di noi non si è ritrovato a dire, dopo aver fatto qualcosa per gli altri, in particolare per i più poveri: “Ho ricevuto più di quello che ho dato!” Ed è stato il momento in cui si è smesso di guardare agli altri come semplici beneficiari di “gesti frammentari” di generosità e si è iniziato con loro un rapporto di reciprocità, di fratellanza, di condivisione di vita. Proprio in questo è racchiuso il segreto della trasformazione. È necessario un cambio di mentalità per saperci porre accanto a loro e coglierne tutta la “ricchezza” di umanità che solo loro spesso sanno testimoniare.
“Ricordo sempre la signora S. di un quartiere alla periferia di Belo Horizonte. Viveva in sole due stanze con il marito e il papà, entrambi ammalati. Un giorno si è presentata alla sua porta una giovane che attendeva un bambino ed era stata abbandonata dal compagno. Pur avendo mille ragioni per non poterla accogliere nella sua piccola casa, la bontà del suo cuore l’ha spinta a dire sì. È rimasta con loro fino al parto e nel frattempo hanno cercato per lei una soluzione più duratura. L’incontro con lei e con la “ricchezza” in umanità di tanti altri poveri continuamente mi edifica e stimola a rinnovare la mia vita e a mettermi al loro fianco in spirito di fraternità”.
Maria Celeste de Carvalho, missionária
Come sempre “dedicare una giornata” non basta, ma diventa importante nella misura in cui ci aiuta a mettere a fuoco qualcosa di fondamentale per la vita di tutti i giorni.