Il 16 agosto 2022 sono partita per il Brasile per fare un’esperienza all’interno della Comunità Missionaria della Trinità di Jundiaí, SP – Brasile. Fin dal ritorno in Italia della mia famiglia, nel lontano 1999, dopo un’esperienza di missione di sette anni a Belo Horizonte – MG, ho sempre custodito il desiderio di tornare in questo bellissimo Paese. L’opportunità di trascorrere due mesi nella comunità di Jundiaí mi ha permesso, dopo molti anni, di concretizzare questa speranza.
Un’immersione nella vita quotidiana della CMT
La prima settimana mi ha permesso di orientarmi e mi ha dato il tempo di adattarmi ad un contesto culturalmente molto diverso e a una realtà molto lontana da quella italiana. Il solo vivere due mesi in comunità ha costituito un elemento di novità e sfida non indifferente. Spesso quando organizziamo un viaggio, l’obiettivo è quello di divertirci, visitare più posti possibile, di fare mille cose, di riempire ogni momento con un’attività diversa per valorizzare e rendere memorabile quell’esperienza. Passare questo tempo all’interno della comunità mi ha permesso di fare un percorso diverso… meno turistico e più “quotidiano”, di conoscere la bellezza e la complessità di questa terra attraverso le storie e i volti di donne, uomini e bambini.
Un viaggio dentro la vita delle persone
Fin da subito è emersa la semplicità, la generosità e il profondo senso di ospitalità delle persone che ti fa subito respirare una calda aria di famiglia. Ancor più bello è stato sentire l’affetto e l’allegria dei bambini che non mostrano diffidenza e timore, ma ti abbracciano e sorridono.
Un’altra caratteristica delle persone è la loro capacità di donare e donarsi. È impossibile uscire da una visita a mani vuote. Anche il più povero ha il desiderio e trova il modo di regalarti qualcosa. Essere accolta nelle loro case e vedere la loro disponibilità e capacità nel raccontare le loro storie tormentate da sofferenze, difficoltà e traumi è stato un altro dono. È impressionante vedere come, nonostante le esperienze di grande dolore, riescano a trovare il coraggio per andare avanti e continuare a vivere; non si abbandonano alla disperazione, anche se avrebbero tutto il diritto di farlo.
Dalla fragilità e forza di un popolo l’impulso a guardare “oltre”
È proprio vero, il Brasile è la terra delle contraddizioni. Non è di grande impatto “solo” il forte contrasto tra ricchezza-povertà, ma è impressionante vedere come nella stessa persona tu riesca a trovare una tale forza e allo stesso tempo fragilità per le situazioni vissute. La fede che hanno in Dio dà loro questa forza. È un’esperienza che ti fa conoscere un altro mondo, ma anche un modo diverso di vedere le cose e affrontare la vita.
Al secondo mese di permanenza a Jundiaí, ho trascorso una giornata aiutando il signor José e un altro gruppetto di volontari nella preparazione e distribuzione di un pasto caldo ai moltissimi “moradores de rua”. La vita di questo signore è un’immersione totale in quella dei più bisognosi. Ogni domenica, da 19 anni, dedica tempo ed energia per i più poveri che lo aspettando puntuali lungo le strade o sotto i ponti. Lì ho incontrato la sofferenza della strada. I loro volti consumati rimangono impressi e la dipendenza da droghe e altre sostanze ha lasciato un segno indelebile in molti di loro. Stare per poco tempo vicino a queste persone, percepire la vita che fanno ogni giorno ti fa capire quante cose diamo per scontate: avere una casa confortevole e sicura, avere la possibilità di mangiare ogni giorno e più volte al giorno, avere la possibilità di crescere sani, di formarci, senza dover convivere quotidianamente con la miseria e l’abbandono.
Un’esperienza così porta ad uscire dai propri schemi e soprattutto ad andare oltre la propria zona di comfort culturale e geografica per poter conoscere una nuova realtà, riscoprire l’essenzialità delle cose e imparare un nuovo modo di vivere e affrontare la vita.