Il ponte Italia-Brasile continua grazie alla tecnologia che accorcia sempre più le distanze. Giovedì 17 giugno alcuni membri del gruppo Adulti e dei Collaboratori CMT del nord Italia si collegano in videochiamata con le missionarie presenti a Jundiaí SP – Brasile per mettersi in ascolto della loro esperienza.
Sin dalle prime notizie condivise emergono, da un lato la “tempesta” che si sta abbattendo nel Paese caratterizzata da una pandemia incalzante con le sue conseguenze e da piccole o grandi “tempeste della vita” che non mancano mai e d’altro lato la risposta di fede e solidarietà delle persone.
Fede e solidarietà “nella tempesta”
Le missionarie iniziano condividendo qualche dato per aggiornarci sulla situazione della pandemia che continua a destare forte preoccupazione, nella maggior parte del Brasile, anche per l’imminente arrivo della stagione invernale. Nell’ospedale locale di Piraju SP, cittadina vicina a quella di origine (Timburi) della missionaria Sebastiana, l’occupazione dei posti letto ha raggiunto anche il 191%. Una situazione simile è presente in molte altre strutture pubbliche e private sparse nel Paese, dove ormai mancano mezzi e strumenti per far fronte all’emergenza: respiratori, anestetici, ecc.
Varie persone bussano ogni giorno alla porta del centro missionario per condividere la propria sofferenza, per chiedere aiuto: da un semplice caffè caldo per riscaldarsi, a qualche alimento o agli integratori naturali preparati all’interno del progetto “Chaves da Vida” che aiutano a rafforzare le difese immunitarie. Le missionarie riescono a distribuire sempre qualcosa grazie alla solidarietà di tanti che condividono a partire dal poco che hanno a disposizione.
La missionaria Sebastiana racconta: “Una giovane ragazza sta per dare alla luce. Una sua amica ci ha chiesto aiuto. La solidarietà si è subito messa in moto: una vicina di casa ci ha dato dei vestitini dei nipoti, mentre una psicologa che conosciamo si è mobilitata coinvolgendo le sue conoscenze”.
Tra i tanti altri esempi colpisce quello di Dona Josefa, che ascoltiamo dalla viva voce di Maria Celeste, missionaria originaria di Barbacena MG: “…da anni accoglie in casa il figlio con l’intera famiglia. Ultimamente la nuora vive altrove con la figlia minore, e lei è rimasta con gli altri tre bambini. Dona Josefa, ammalata di tumore sta assumendo la situazione con tanta fede e forza. Non è preoccupata per sé, e pensando al futuro e alla precarietà della sua salute, ha coinvolto le madrine di battesimo dei nipoti, chiedendo loro di poterli accogliere qualora lei venisse a mancare. Ha condiviso tutto questo con tanta semplicità e prima di salutarci non ci ha lasciato andare a mani vuote, ha raccolto della frutta nel giardino e ha insistito perché la accettassimo. La sua fiducia, il suo abbandono nelle mani di Dio e la sua accoglienza generosa lasciano sempre senza parole.”
La missionaria Sonia, originaria di Martellago – VE, prosegue: “Fede e solidarietà camminano insieme. Quest’anno, a motivo dell’emergenza sanitaria, il giorno del Corpus Domini non si sono potute svolgere le tradizionali processioni con la Santissima Eucaristia lungo le strade colorate dai tappeti decorativi preparati con segatura colorata. In tante parti la gente non ha rinunciato a decorare le strade, e ha desiderato farlo dando un tocco speciale proprio unendo fede e solidarietà: Gesù pane spezzato e donato per la vita del mondo è fonte e alimento di una vita che si fa dono per i fratelli. Sono stati creati tappeti e decorazioni con pacchetti di alimenti, bottiglie di latte o olio, e altri prodotti di prima necessità che sono stati poi condivisi con le persone più in difficoltà, proprio come segno di un amore che si fa concreto e vicino”.
Una tempesta straordinaria
Alla situazione già “tempestosa” che il Brasile sta attraversando in questo tempo, si è aggiunta una vera e propria tempesta metereologica, fenomeno abbastanza raro a quelle latitudini. A Jundiaí, l’ultima domenica di maggio, nel primo pomeriggio, improvvisamente dei grossi chicchi bianchi si sono abbattuti per una decina di minuti, riempiendo le strade, i cortili, i tanti tetti che spesso non sono a spiovente. Pochi minuti per creare danni seri un po’ dappertutto anche nel centro missionario e nel vicinato. Le grondaie, intasate dalla grandine, hanno impedito alla pioggia di scorrere, vetri rotti ovunque, coperture di eternit spaccate, acqua che ha iniziato ad entrare dentro le case, mettendo a repentaglio mobili, elettrodomestici, materassi…
Anche le missionarie insieme a Pedro e Rita, coppia di sposi missionari, si sono rimboccate le maniche per raccogliere l’acqua. Hanno spostato e messo in salvo ciò che era possibile e hanno liberato le grondaie per evitare che l’acqua continuasse a penetrare in casa attraverso i soffitti e le canalette dell’elettricità, causando danni peggiori.
Il giorno dopo, con prontezza e generosità, un gruppo di signore si è reso disponibile per ripulire e rimettere ordine nei diversi ambienti. Ora si tratta di provvedere alla sistemazione dei mobili rovinati dall’acqua, alla sostituzione dei vetri rotti, al ripristino dei muri impregnati d’acqua, al rimpiazzo delle piante dell’orto del corso di fitoterapia che sono state quasi completamente distrutte.
“Diversi nostri vicini di casa hanno perso elettrodomestici, materassi, il tetto di casa e gli impianti elettrici sono rimasti danneggiati, ma ciò che stupisce ancora una volta è la fede semplice e profonda delle persone, che anche di fronte ad un disastro così imprevisto non imprecano, non si lamentano e trovano addirittura motivo per dire grazie: «Ho perso varie cose, ma grazie a Dio sto lavorando e pian piano posso recuperare»”.
Una capacità di ringraziare che interroga, che provoca: in una situazione così o simile, io cosa farei? Saprei trovare motivi per ringraziare o mi limiterei a chiedere o addirittura a dubitare?
Remare insieme “nella tempesta”
Dopo aver ascoltato queste esperienze, il gruppo adulti si è ritrovato la domenica successiva per il consueto incontro mensile. A guidare la riflessione è stato proprio il vangelo del giorno (Marco 4,35-41), che riporta la pagina della tempesta sedata. Un episodio della vita dei discepoli di Gesù che si ritrovano in balia delle forti onde e dubitano. Hanno con sé Gesù sulla barca, ma lo accusano di non preoccuparsi del pericolo imminente: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Ecco allora che vengono rimproverati proprio per la mancanza di fede.
Dopo una giornata di miracoli, infatti, erano stati invitati da Gesù a passare all’altra riva, ad andare cioè oltre i segni prodigiosi che lui compiva, per accorgersi della sua presenza costante nella vita quotidiana, anche quando giunge la sera, la notte, il buio, la paura, il pericolo. Per accorgersi, come diceva D. Bonhoeffer, che Dio “non salva dalla tempesta, ma nella tempesta. Non protegge dal dolore, ma nel dolore”.
Per coglierlo è necessario discostarsi da una mentalità efficientista, dal contare sulle proprie forze, per vedere oltre. E rendersi conto che Lui è presente negli uomini che remano con tutte le loro energie; nella presa forte del timoniere; in chi in tutti i modi cerca di non far affondare la barca gettando fuori l’acqua. Lui è presente e agisce in tutti coloro che compiono gesti semplici, quotidiani per custodire, proteggere, promuovere ad ogni costo la vita.
Ciascuno può scegliere di remare con tutte le forze anche “nella tempesta”, preoccupato più per gli altri che per se stesso, come hanno testimoniato le missionarie dando voce alla solidarietà che ogni giorno toccano con mano.
Ecco allora che, nella seconda parte della mattinata, il gruppo ha “messo mano ai remi” per fare la propria parte, iniziando ad organizzarsi e a dedicare forze e tempo per la realizzazione dei regali solidali da proporre per il prossimo periodo natalizio e il cui ricavato si trasformerà in solidarietà per le necessità della missione. Un modo concreto per “remare nella tempesta”, a diverse latitudini, ma insieme.