Tante parole: vuote, gridate, “ferite”...
“Parole, parole… soltanto parole…” Una famosa canzone di Mina di quasi cinquant’anni fa. Una realtà oggi. Possiamo chiederci: “Hanno ancora valore le parole o sono soltanto parole che il vento si porta via?”. Un tempo la parola data aveva lo stesso valore di un contratto, sigillato con la stretta di mano.
Oggi la parola sembra non avere valore: per affermarla si sente il bisogno di gridarla più forte; si avverte una certa assuefazione della parola, tanto da non ascoltarla più; non le si dà peso, tanto ciascuno dà alla parola un significato diverso. Oggi la parola è diventata tante parole mal pronunciate: “Ho detto, ma volevo dire…”.
Ancora, si insulta con le parole, si ferisce con le parole, ma è la stessa parola ad essere “insultata”, a rimanere “ferita”, sempre più debole, incapace di essere ciò che significa.
Un tempo la parola raggiungeva l’altro con la propria voce, oggi attraverso i social raggiunge in una frazione di secondo ogni parte del mondo. Diciamocelo: attorno alla parola c’è molta confusione, disorientamento.
Ve ne siete accorti? Finora abbiamo parlato della parola con la p minuscola. Eh sì, perché Parola con la P maiuscola è un’altra cosa.
Tutta un’altra Parola
Giovanni, discepolo ed evangelista, inizia il suo Vangelo ricordandoci una cosa importante: “In Principio era la Parola, e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio” (Giovanni 1,1). E se facciamo un salto all’inizio della Bibbia (Genesi 1,1) scopriamo che “In Principio Dio creò il cielo e la terra” e creò dalla Parola: “Dio disse: Sia la luce! E la luce fu”. E così per tutta la creazione.
Solo per l’uomo non si dice che lo creò dalla Parola, ma che lo fece a sua immagine e somiglianza. Potremmo dire che lo fece capace di Parola, di una Parola con-creatrice. È la Parola che dà l’esistenza all’uomo. É all’uomo, infatti, che è dato il compito di chiamare per nome gli esseri viventi: “In qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome”. Comprendiamo la vera forza della Parola? Matteo, nel suo Vangelo, ricorda le parole di Gesù: “Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al Giudizio” (Matteo 5,22).
La Parola crea e la parola distrugge, la Parola fa più bello il mondo o lo rende un immondezzaio di parole vuote, inutili, autodistruttive. Scriveva qualche anno fa Italo Calvino: Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola.
Abbiamo bisogno di Parole nuove
Una delle grandi malattie dell’uomo e della donna oggi è la solitudine, vi è un urgente bisogno di Parole buone, di Parole di condivisione, di compagnia, di relazione affinché l’uomo e la donna si possano raccontare, tramandare come bene più prezioso le esperienze vissute. Vorremmo ri-imparare a parlare, comunicare, a dire Parole buone che aiutino a crescere, a creare relazioni nuove.
Pensiamo ad esempio quanto diverso sarebbe se, anziché puntare il dito dicendo: “Basta! Non sei proprio capace di stare zitto, non hai nessun rispetto!”, si dicesse la stessa cosa, ma descrivendo cosa accade e manifestando il proprio vissuto interiore: “Sai, quando parli così tanto, io non riesco ad esprimermi e questo mi fa stare male, mi fa sentire inutile…”. Basterebbero poche parole non urlate per gettare ponti di relazione anziché scavare baratri di separazione.
É vicina la festa di Pentecoste dove lo Spirito Santo diede a un gruppo di uomini e donne una Parola nuova, una Parola che tutti, pur essendo diversi, potevano comprendere (Atti 2,8.11). Non più, come a Babele, una lingua e una parola unica per tutti, ma una Parola capace di arrivare e parlare al cuore di ciascuno in modo diverso, una Parola che giunge non per ferire, ma per essere come un balsamo che consola e guarisce.
Vieni, Santo Spirito e rinnova con Parole nuove la faccia della terra!