In un tempo in cui sovrastano gli echi di guerra, desideriamo condividere gli echi di speranza raccolti in questo periodo, per dare voce al bene e alla vita che sorge e ri-sorge nel silenzio, senza far troppo rumore. Bene che fa riecheggiare nel quotidiano l’annuncio di risurrezione, l’annuncio della Vita che vince la morte e la violenza con la forza dell’Amore.
L’eco della partecipazione alla sofferenza
Guardiamo attoniti la forza del male che uccide innocenti, ma scorgiamo anche la forza del bene che si fa testimonianza nella partecipazione alla sofferenza, nell’assumere le necessità dei fratelli e nello spalancare le porte della propria casa.
Tante sono state le telefonate ricevute attraverso le quali abbiamo constatato la forza della vita che si fa solidarietà, fraternità senza confini. “La nostra casa è a disposizione per tre persone…”, “Io ci sono”, “Sappiate che sono disponibile”, “Per le mie condizioni di salute quello che posso fare è pregare e offrire”.
L’eco dell’accoglienza
Una coppia di sposi della comunità, insieme alla famiglia della figlia, che per anni ha frequentato i gruppi missionari, hanno avuto modo di stare vicini ad una giovane mamma di origine moldava.
Ha confidato loro la sua apprensione per i due figli di cinque e otto anni, che vivendo con i nonni a 15 km da Odessa, sentivano continuamente il rumore degli spari, anche molto vicino alla loro casa.
Affrontando un viaggio turbolento e pericoloso è riuscita a portarli in Italia, ma una volta rientrata aveva bisogno di aiuto. Si sono allora organizzati per stare con i bambini mentre lei era al lavoro. Un’esperienza di accoglienza e di fraternità, anche per le nipoti che si sono inventate di tutto per far sentire a casa questi nuovi amici e giocare con loro, superando la difficoltà della lingua e riuscendo a coinvolgere anche altri coetanei.
L’eco della solidarietà
Una giovane coppia, ha desiderato dare un colore solidale al Battesimo della propria figlia e contribuire alla divulgazione del Progetto “Chaves da Vida” tra gli invitati. Ci hanno scritto: “Vi ringraziamo per la gentilezza e la disponibilità ricevute.
Siamo certi che un giorno nostra figlia sarà felice della scelta che abbiamo fatto e saprà che con il suo gesto ha contribuito al vostro nobile progetto.”
L’eco della gratuità
Il signor Benedito è un andarilho (senza fissa dimora), vive di espedienti e bussa spesso al portone del centro missionario a Jundiaí chiedendo un piatto caldo. Un giorno è arrivato con un piccolo zainetto usato, ma ancora in buono stato.
Con una semplicità commovente l’ha consegnato alla missionaria Sebastiana che l’ha accolto, dicendo: “Qualcuno mi ha dato questo zainetto, ma io vorrei donarlo a un bambino che non può permetterselo; so che voi conoscete e aiutate tanti come me, sono contento se la potete dare a qualcuno che ha bisogno!” La gioia di Benedito era contagiosa, abbiamo ringraziato per il cuore dei poveri che sanno compiere cose grandi.
Piccoli gesti, semplici esperienze che al transtorno roboante dei fuochi di guerra fanno riecheggiare non parole di odio, di violenza, ma echi silenziosi di speranza, di amore capaci di vincere la tentazione del male, della chiusura, dell’egoismo, dell’indifferenza, della paura. Eco dell’esperienza pasquale del passaggio dalla morte alla vita quando si amano i fratelli.