Troppi diritti ancora negati
I diritti umani delle donne e delle bambine sono una parte inalienabile, integrante e indivisibile dei diritti umani universali. La piena ed eguale partecipazione delle donne alla vita politica, civile, economica, sociale e culturale a livello nazionale, regionale ed internazionale, e lo sradicamento di ogni forma di discriminazione sessuale sono gli obiettivi prioritari della comunità internazionale. (Dichiarazione e Programma d’Azione di Vienna, 1993)
Ogni anno, l’8 marzo, ricorre la Giornata internazionale della donna, meglio conosciuta come Festa della donna. Essa celebra i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dalle donne in tutto il mondo. Nata su ispirazione delle attività dei movimenti dei lavoratori agli inizi del XX secolo in Nord America e in Europa, la prima è stata celebrata dagli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909, in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922. Ovviamente è anche un momento di riflessione sulle discriminazioni e le violenze di cui le donne ancora sono oggetto, facendo il punto della situazione.
Purtroppo i numeri sulla condizione globale femminile, fornitaci dal rapporto Onu del 2021, non forniscono tanti motivi per festeggiare.
- Le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini.
- In 30 Paesi si limita il diritto delle donne a muoversi liberamente dalle proprie case.
- In 20 Paesi del mondo sono ancora in vigore i matrimoni riparatori; dei circa 40 milioni di vittime di qualche forma di schiavitù (matrimoni forzati, traffico di esseri umani, lavoro sfruttato, schiavitù per debiti) più di 7 su 10 sono donne.
- Più di 200 milioni di ragazze e donne vivono con le conseguenze delle mutilazioni genitali e 650 milioni di donne sono state forzate a sposarsi prima dei 18 anni.
- La maggior parte degli analfabeti al mondo sono donne.
- In tutto il mondo, le donne lavorano più ore degli uomini, e la maggior parte del loro lavoro non è retribuito e viene misconosciuto e sottovalutato. La loro partecipazione ai processi decisionali in campo economico e politico rimane molto limitata.
Sono dati, numeri, che dicono la situazione ancora grave per quanto riguarda il raggiungimento non solo di una stessa uguaglianza e dignità della donna, ma anche perché condizioni così tragiche al giorno d’oggi non dovrebbero più esistere in nessun Paese.
I tanti volti del riscatto
Questo quadro drammatico della situazione della donna nel mondo può generare sconforto o vuoti sentimentalismi, ma in questo giorno possiamo allargare lo sguardo per cogliere anche alcuni segni di riscatto, che tra mille difficoltà, offrono segnali di speranza.
“Io non parlo per me stessa,
ma per dare una voce a coloro che meritano di essere ascoltati.
Coloro che hanno lottato per i loro diritti.
Per il loro diritto a vivere in pace. Per il loro diritto a essere trattati con dignità.
Per il loro diritto alle pari opportunità. Per il loro diritto all’istruzione.
Non possiamo avere successo quando metà del genere umano è tenuta indietro.
Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose,
a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale.”
Malala Yousafzai, Nobel per la pace 2014
Attribuzione immagine: Simon DavisDFID
Malala Yousafzai, a 17 anni Nobel per la pace nel 2014. Giovanissima, non si è fermata nemmeno davanti all’attentato subito nel 2012: “nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati. …io non sono contro nessuno. Né sono qui a parlare in termini di vendetta personale contro i talebani o qualsiasi altro gruppo terroristico. Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un’istruzione per i figli e le figlie dei talebani e di tutti i terroristi e gli estremisti. Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. …Oggi, mi concentro sui diritti delle donne e sull’istruzione delle ragazze, perché sono quelle che soffrono di più. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l’arma della conoscenza e di farci scudo con l’unità e la solidarietà.”
Possiamo ricordare tante iniziative che, grazie al microcredito, in vari paesi in via di sviluppo, affidano alle donne la nascita di piccole imprese fonti di un riscatto umano, sociale ed economico che passerà in eredità ai figli e soprattutto alle figlie e di cui si avvantaggerà il tessuto sociale dei loro stessi paesi. Pensiamo all’importanza dell’accesso alla formazione scolastica: in Afghanistan, dopo il ritorno al potere dei Talebani, che vietano l’istruzione alle bambine dopo i 12 anni, una rete di donne non rinuncia ad insegnare. Insegnanti ed alunne sono costrette a farlo in clandestinità e per questo rischiano la loro stessa vita.
Lo stesso rischio della propria vita lo corrono le donne in Iran, dove 74 di loro sono state uccise durante le proteste a livello nazionale iniziate il 16 settembre 2022, con l’assassinio di Mahsa Amini a Teheran. Le loro proteste hanno portato all’espulsione dell’Iran dalla commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne. Tutti segnali di resistenza e consapevolezza del diritto di essere protagoniste della propria vita e ad avere il proprio posto nel mondo.
Melati e Isabel Wijsen, alla sola età di 10 e 12 anni, dopo una lezione in classe sulle figure di celebri personaggi che con la loro azione hanno cambiato il mondo, hanno scelto di dare anche loro un contributo pur ancora in così giovane età. Hanno dato il via ad una campagna di sensibilizzazione a livello locale per liberare le risaie dall’invasione della plastica, che comprometteva i raccolti, ma anche a livello nazionale essendo l’Indonesia, loro Paese, uno tra i più colpiti da questo inquinamento.
Angélica Choc si batte per i diritti dei Maya Q’eqchi, che vivono nel nord-est del Guatemala. Anna Jones che in Gambia ha lavorato per prevenire i conflitti e rafforzare la partecipazione di giovani e donne nei processi decisionali e nella costruzione della pace. E molte, molte altre.
Un’azione silenziosa carica di speranza
Il ricordo carico di gratitudine va a tutte donne che nel corso della storia, anche recente, hanno avuto il coraggio di esporre la propria vita per il bene delle donne e non solo, per il riconoscimento dei diritti fondamentali nel loro Paese e nel mondo, ma anche a tutte quelle donne che non sono mai arrivate sotto i riflettori della stampa, ma che con impegno, determinazione, sacrificio, dedizione… giorno per giorno contribuiscono ad un mondo più giusto e universale.
La Comunità Missionaria della Trinità presente a Jundiaí SP – Brasile, che da alcuni anni opera al fianco e a favore di tante donne chiamate ad affrontare la vita a volte resa difficile dalla solitudine, dall’abbandono, dalle scarse opportunità, è testimone della tenacia, dell’ingegno, della possibilità riscatto di cui sono capaci. Presto vi racconteremo le loro storie ed esperienze.
Con la forza di queste testimonianze, buona Festa della donna! Che insieme possiamo costruire ogni giorno un mondo più accogliente e rispettoso, capace di riconoscere il valore e la bellezza insiti in ogni Donna, dono prezioso per tutta l’umanità.