In ascolto del grido della Terra
La Giornata della Terra viene celebrata ogni anno il 22 aprile, giornata dedicata alla sensibilizzazione sulle varie sfide ambientali che il nostro pianeta deve affrontare e il ruolo che noi esseri umani abbiamo nel salvaguardarlo, un ruolo che deve unire tutta l’umanità per proteggere la nostra casa comune. Oggi ci sono ben 193 paesi in tutto il mondo che celebrano questa giornata attraverso manifestazioni e azioni di sensibilizzazione.
L’idea della Giornata della Terra è nata il 22 aprile 1970 negli Stati Uniti, un anno dopo l’incidente ad una piattaforma petrolifera al largo di Santa Barbara in California, evento che causò la fuoriuscita di circa dieci milioni di litri di petrolio in mare per 11 giorni. La nascita dell’Earth day in America, infatti, non fu solo simbolica: di lì a poco vennero approvate 28 riforme di carattere ambientale, dalla tutela dell’acqua e dell’aria al corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi, fino alla limitazione di sostanze chimiche e pesticidi negli alimenti e nei farmaci.
In Italia si celebra dal 2007 ed anche da noi si lavora per promuovere la formazione di una nuova coscienza ambientale, attraverso una rete di dialogo tra i tanti soggetti che si occupano della salvaguardia del pianeta. Ogni anno sono centinaia le manifestazioni e gli eventi che si tengono in tutti i continenti. Uno degli ambiziosi obiettivi dell’Earth day, ad esempio, è quello di piantare oltre un miliardo di alberi in tutto il mondo, per restituire qualcosa alla Terra. Lo scopo più importante rimane comunque quello di fornire una conoscenza precisa di tutte le problematiche che riguardano i danni che la terra ha subito, e subisce, e che rappresentano una minaccia senza precedenti al nostro pianeta. Un’approfondita educazione ambientale contribuisce ad accelerare l’adozione di leggi e politiche in difesa del pianeta e del clima.
L’attenzione alla Terra e all’Uomo che la abita
Anche la Chiesa ha espresso, in varie occasioni, la propria visione del problema inquadrando la problematica ambientale in una visione ampia e integrata, in cui difesa della natura e difesa della dignità umana sono strettamente connesse. La limitatezza delle risorse naturali, ad esempio, non solo impone un atteggiamento di rispetto e responsabilità verso la terra, ma invita a riflettere sull’uso corretto di beni che appartengono a tutti e che devono dunque essere resi disponibili per un autentico sviluppo umano di tutti.
“…l’equilibrio dell’ecosistema e la difesa della salubrità dell’ambiente hanno bisogno proprio della responsabilità dell’uomo (…) Occorre una solidarietà aperta e comprensiva verso tutti gli uomini e tutti i popoli, una solidarietà fondata sul rispetto della vita e sulla promozione di risorse sufficienti per i più poveri e per le generazioni future”. (Giovanni Paolo II, Discorso al convegno su ambiente e salute del 1997)
“La terra è dono prezioso del Creatore, il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. E’ proprio a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale.” ( Benedetto XVI, Udienza generale del 26 agosto 2009)
La consapevolezza di questo profondo legame è fondamentale per non cadere in una nuova forma di panteismo dove è importante solo “la salute della terra”, indipendentemente da chi la abita. Per questo motivo Papa Francesco, in risposta alla domanda se l’enciclica Laudato siì fosse un’enciclica ecologista o sociale, rispondeva sociale, perché ricordava che tutelare l’ambiente oggi significa tutelare l’uomo.
E nella vita di tutti i giorni?
E nella vita di tutti i giorni? In noi deve restare viva la consapevolezza di gesti quotidiani attenti a non sprecare risorse, cibo, acqua, a non inquinare (raccolta differenziata, non sporcare boschi, aree verdi o pubbliche), all’attenzione a non lasciarsi soffocare da un consumismo sfrenato, alla ricerca sempre della novità, all’educazione in famiglia ad una “responsabilità ecologica”.
Molti di noi hanno avuto padri, nonni, zii, che vivevano del lavoro della terra. Ci ricordiamo della loro sapienza antica, del loro saper scrutare il cielo e la terra con rispetto e anche timore, perché da essi dipendevano per portare in tavola il pane. Ricordiamo il loro duro lavoro, come anche la bellezza di una terra ordinata e coltivata con passione ed amore. Sarebbe bello poter coniugare questo patrimonio di sapienza con gli strumenti che la scienza e la tecnica ci forniscono per migliorare il lavoro dell’uomo. Perché se quella che abbiamo davanti, la salvaguardia del nostro pianeta, è una grande sfida, questa può trasformarsi in una grande opportunità di cambiare i nostri comportamenti, la cultura, l’economia, il rapporto con la Terra, le relazioni tra i popoli.
Ciascuno di noi è qui non per possedere, sfruttare e distruggere, ma per abitare, custodire, far crescere. Allenarci ad uno sguardo di stupore e di gratitudine verso le bellezze della Terra e la ricchezza dei Popoli che la abitano può aiutarci a vivere il nostro quotidiano con maggior responsabilità.