“Quando il nostro Dio si rivela, comunica libertà: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile” (Esodo 20,2). Così l’inizio del messaggio del Papa per la Quaresima 2024, ad indicare da subito l’orizzonte dell’intervento di Dio che non cerca servi obbedienti, ma figli.
Per noi il percorso non è semplice, c’è la necessità di maturare un cammino: “si tratta di ripartire dall’essenziale, di ricominciare da capo. Non si tratta di essere un po’ più cristiani negli atti, di pregare un po’ di più o di fare più elemosina, ma di qualcosa di radicale: si tratta della conversione.”[…] “Essere liberi o non esserlo è completamente diverso. È questione di vita o di morte, di felicità o infelicità. La buona notizia della Quaresima è che Dio libera e chiama alla libertà. Dio è alleato della libertà dell’uomo.” (Don Andrea Cavallini, alla presentazione del messaggio annuale del Papa).
Come il popolo d’Israele, che nel deserto ha ancora impressa nel cuore la schiavitù dell’Egitto, anche noi siamo bloccati da legami oppressivi personali: il desiderio di primeggiare, di potere tutto, l’attaccamento alle nostre idee, alle nostre abitudini, al successo, gravano sui nostri cuori induriti e stanchi. A livello sociale le disuguaglianze, l’oppressione di tanta parte dell’umanità, ci rendono “esausti e insensibili” , ci tolgono anche la capacità di sperare. Nella convinzione di non poter fare niente, rimane in noi “una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un’attrazione verso la sicurezza delle cose già viste a discapito della libertà.” Ma, come nel racconto dell’Esodo è Dio che si commuove e libera il suo popolo, così ora e sempre l’iniziativa è sua, Dio non si stanca di noi.
La Quaresima diventa, allora, “il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere – come annuncia il profeta Osea – il luogo del primo amore.” Come ritrovare in modo concreto la forza della Quaresima? Il Papa ci suggerisce che il primo passo è “voler vedere la realtà”. Ci accorgiamo dei fratelli e sorelle che sono oppressi, o anche solo di chi abbiamo vicino ed è in difficoltà? Il loro dolore riesce a commuoverci, a scuoterci? Riusciamo a vedere che, nonostante i grandi livelli di sviluppo scientifico, tecnico, culturale, non riusciamo a garantire a tutti la dignità di figli dello stesso Padre?
C’è tanto da fare, ma “agire è anche fermarsi. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore.”
In questa prospettiva anche la preghiera, l’elemosina e il digiuno assumono un valore diverso: non più esercizi di sacrificio, di mortificazione fini a se stessi, ma un unico mezzo per liberarci di ciò che ci imprigiona, per consentirci un’apertura nuova verso fratelli e sorelle, un ritrovare nuove energie, scoprire nuove forme di perdono, di generosità, nuove forme di amore. Gesù stesso ci ha detto “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Vangelo di Matteo 12,7).
Il cammino è tracciato affinché la Quaresima sia già impregnata del profumo e della Luce della Pasqua, sia veramente un tempo per ritornare all’unica cosa che conta, alla buona notizia di Gesù: “Convertiti e credi al Vangelo”. Già in Quaresima “Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà, si sprigioni quell’amore che fa nuove tutte le cose, cominciando dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può avvenire.”
Buon cammino e buona Quaresima a tutti!